00 17/02/2010 00:35
Le cronache dei maghi
Mattina d’autunno...



La foschia del mattino ammanta le vette acuminate delle torri. Tutto intorno la radura tace, bianca come la neve nell’abbraccio fitto della nebbia che si estende a perdita d’occhio, coprendo ogni cosa, nascondendo anche le rive del logo alla vista dell’alta figura che osserva in silenzio il principio del giorno. Il suo sospiro si infrange sulla vetrata del finestrone dell’ala sud dell’imponente castello formando l’alone sul vetro freddo che ha appena vissuto l’esperienza della notte d’autunno.

Il castello di Dreamstar sorgeva su una altura isolata e distante rispetto alla centrale città di Dreamtale , ma da quella posizione aveva il controllo su tutta la valle, fino alle alture che la delimitavano. Niente sfuggiva all’imponente torrione centrale, il punto più alto del castello, perno stesso della struttura, come se tutto il castello gli fosse stato costruito attorno. Da quella torre si diramavano i bracci del castello nelle quattro direzioni cardinali; anticamente aveva una struttura a stella ma in seguito a furiose battaglie e catastrofi naturali la sua geometria originaria venne modificata, il braccio centrale distrutto non venne più ricostruito e la forma a stella fu soppiantata da una più armoniosa e solida struttura che richiama vagamente una pianta rettangolare.

Ora dopo secoli di gloria il castello è adibito ad accademia di magia, dimora dei segreti delle arti soprannaturali, del controllo degli elementi naturali. Unico rifugio per i maghi della regione. Dopo la guerra per il potere durata cinquant’anni, la magia ha perso le sue doti ammaliatrici nei confronti degli uomini, e sempre di più i maghi hanno conservato i propri segreti per loro stessi, per non ripetere l’errore di donare un potere così smisurato a chi lo potesse utilizzare per assoggettare i popoli al proprio volere.
Il primo raggio di sole dipingeva di oro le bianche mura del castello, l’alba del nuovo anno accademico era finalmente giunta. La mente di Oflanos si crogiolava in questo pensiero, avrebbe finalmente ripreso le sue consuete attività di studioso, anche se per quell’anno non aveva mai smesso; l’idea di ritrovarsi nuovamente circondato da marmocchi petulanti alle prime armi non lo allettava affatto, ma c’era una cosa che l’inizio dell’anno portava nuovamente tra le mura di Dreamstar, ed era il sapiente direttore Teocratus che Oflanos ammirava come più alto conoscitore delle antiche magie... un materia sconosciuta e ignorata dai più, ma che nascondeva per lui un segreto intricato da risolvere.

Mentre fantasticava su questi pensieri la sua attenzione fu richiamata da Leabel, sua compagna di corso negli studi superiori di magia avanzata. Tutti e due si erano diplomati a pieni voti in una sorprendente carriera accademica, Oflanos arrivò già esperto conoscitore di magia ed impiegò poco tempo per raggiungere il diploma, e Leabel era una maga che apprendeva in fretta i segreti delle arti soprannaturali. Tutti e due molto più giovani rispetto alla media dei loro colleghi ora studiavano per ottenere titoli speciali nelle discipline non ordinarie, e insieme condividevano la passione per lo studio della magia antica.

“Ancora assorto a studiare la Luce?”, salutò Leabel con un cenno del capo. Oflanos aveva scelto la specializzazione nel dominio della Luce. La sua magia già esperta nel campo elementale voleva approfondirla in quello spirituale, e aveva scelto la Luce come materia spirituale. Doveva svelare troppi misteri e l’unico mezzo per farlo era illuminarli con la magia... L’Oscurità, pensò beffardo, la possedeva già pienamente nell’animo; era la Luce di cui gli mancava il controllo.

“Come potrei smettere quando un così bel raggio d’orato illumina le mie giornate” disse il mago ammiccando ai riccioli d’oro della giovane che colta in contropiede arrossì visibilmente per la lusinga.
“Sempre così gentile e dolce tu. Non so mai se le tue siano dediche di ammirazione e cortesia o lusinghe per aggraziarti i favori della gente. O peggio ancora nota di scherno per i poveri sprovveduti che incorrono nel tuo cammino.” Disse lei per difendersi, ma in tono dolce da chi ha piacere ad essere vezzeggiata.

“Madonna con queste ipotesi offendete i miei nobili intenti. La vostra bellezza non può essere taciuta” – replico il mago che cogliendo la palla al balzo aggiunse – “Anche gli uccelli del cielo cantano la lode della vostra grazia”. Subito uno stormo di usignoli cinguettò armoniche melodie...
“Cotanta cortesia messere, non può rimanere non ripagata. Vi supplico di accettare la mia offerta per consumare insieme una degna colazione. L’ora dell’inizio si avvicina, e non di solo belle parole si nutre la mia bellezza”.

Insieme risero delle circostanze e si affrettarono verso la sala grande dell’ala est dove per quella mattina era stata predisposta la prima colazione per tutto il castello. Nel prenderla sotto braccio Oflanos non poté fare a meno di ammirare ancora più da vicino la grazia e la perfezione che Leabel impersonificava. Le orecchie a punta adornate dai riccioli d’oro facevano da contorno ad un viso esile ed aggraziato, sul quale risaltavano due occhi verdi come smeraldi. Il suo profumo inebriava i sensi del giovane che ne fu catturato e subito la sua mente corse a quella notte di luna, sulla terrazza del castello, dove si scambiarono l’abbraccio più dolce e tenero che suggellò l’inizio della loro amicizia.

L’ampia sala del Sole ospitava tavoli interminabili stracolmi delle più prelibate leccornie: dolci provenienti da ogni angolo del continenti, persino gli squisiti “dolciotto”, i dolci soffici esternamente e croccanti dentro, con un cuore di cioccolato e rivestiti di granella di cocco, provenienti dalla lontana regione dell’ovest. Raffinati thè fumavano nelle caraffe ricolme dai colori ambrati, mentre perlacea era la superficie del delizioso latte di mon, mucche bianche con zoccoli rossi, tipici delle regione del nord, che venivano allevate in una magica riserva a Dreamstar in quanto questi animali avevano caratteristiche particolari. E poi ancora panini, bistecche, uova, e ogni genere di pietanza che potesse quietare la fame di giovani “belve” appena svegliate e fornire il nutrimento adatto ad affrontare questo nuovo inizio di corsi.

Oflanos si sedette di spalla al grande arazzo dove era raffigurato il Mago del Sole, così era chiamato dai ragazzi quel dipinto, raffigurava un mago che protendeva le mani al cielo e sulle quali era poggiato il sole. Di fronte a lui Leabel, composta e signorile si verso delicatamente una tazza di thè nella quale verso adagio una goccia di latte di mon. Oflanos di ben altro lignaggio si agguanto su qualcosa di molto più consistente che divorò in pochi istanti e dopo passo ad una più modesta tazza di latte e dolciotti, che preferiva in questo periodo dell’anno.

“Quest’anno potremmo essere tutori dei principianti. Hai pensato all’evenienza di prendere con te qualche apprendista?”. Leabel chiese con interesse al mago se come di consuetudine per gli allievi più grandi e i maghi già formati avesse anche lui intenzione di iniziare il cammino di maestranza della magia, cioè il prendere in custodia un allievo al quale insegnare le leggi della magia facendo anche esperienza sul campo, pratica che era complementare con il corso normale di magia tenuto all’accademia. Quando Oflanos arrivò al castello era già esperto per essere un apprendista di qualcuno, anche se il direttore lo prese sotto la sua ala protettrice e lo guido nello studio delle arti antiche.

“Non ho nessuna intenzione di circondarmi di mocciosi petulanti che possano disturbare i miei studi, ho una missione da compiere e non posso essere distratto assolutamente. E poi con me un novellino finirebbe in cenere prima di saper gestire l’incantesimo di prova. No, decisamente occuparmi di qualcosa che non sia un antico testo di magia non fa per me.” Rispose seccamente il mago che fece quasi sussultare la sua interlocutrice.
“Sempre con la teste sui libri, mai a prenderti un po’ di pausa o a riposarti un attimo. La vita non sono i libri, non puoi perdere ogni occasione perché devi decifrare le più piccole rune della lingua antica per scoprire come adoperare l’incantesimo della fiamma” - una nota di sarcasmo era velata in queste parole – “Se vuoi te l’insegno io come richiamare quell’incantesimo” concluse ridendo tra se.

Lui intento a bere sollevò lo sguardo dalla tazza e lo diresse alla giovane, che rimase intimidita da quel cambio brusco di espressione.
“Se non fosse per il mio meticoloso lavoro, a quest’ora saresti a girare ancora a zonzo per la foresta oscura. Vuoi che ti ricordi quelle che ho dovuto inventare per salvarti dalle grinfie del demone? Meglio che io continui ad approfondire i miei studi, lascio a te il ruolo di affabile baby-sitter.”

Il discorso di Oflanos ricordò attimi di terrore che non si faceva fatica a riscontrare sul volto di Leabel. Quella fu davvero un’avventura pericolosa. Lei si riebbe subito dopo scacciando quei pensieri dalla mente. Cambiò discorso e cerco di documentarsi sugli intenti del giovane mago per quell’anno accademico, ultimo prima del conseguimento dell’attestato di mago di Luce. Infatti erano ormai al terzo anno del corso specializzante, dopodiché avrebbero conseguito il massimo titolo come studenti in accademia. Anche se l’intenzione di continuare a studiare da parte di Oflanos era chiara fin da principio, l’ossessionava l’idea di scoprire il segreto di un misterioso amuleto che aveva ereditato dalla sua famiglia, anche se lui, orfano, della sua famiglia non sapeva un bel niente, e quell’amuleto era l’unico legame con il suo passato.

Ormai la giornata entrava nel vivo della mattinata e i tavoli iniziarono a riempirsi di ancora più giovani maghi, alcuni dei quali si guardarono intorno spaesati, in effetti in un anno non si riesce a visitare tutte le sale del castello e la presenza di più sale grandi fa un effetto di disorientamento per i novellini.


Quel castello davvero doveva contenere più segreti di quanti ne dava a vedere.