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La storia di Aras

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2009 17:58
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23/11/2009 19:52
 
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venite in tanti!!
Qui continueremo a scrivere insieme "La storia di Aras" (titolo provvisorio) iniziata nella discussione "Accademia"
La discussione è aperta a tutti gli utenti. Spero che postini in tanti!! [SM=g6395]

Adesso vi metto i post precedenti:

ENRICO’93

"Era una notte buia in città..tutte le case e le strade erano ormai prive di luce,per la tarda ora..
Si..Tutte tranne una.."

ROBYO

Aras stava finendo i suoi studi per l'esame dell'indomani. Un esame arduo, si diceva in giro. Ma lei non era poi così preoccupata. Il tiro con l'arco era la sua passione. Promettente arciere fin dalla nascita. Perchè mai avrebbe dovuto preoccuparsi?
Un rumore metallico risuonò per tutta la casa. La ragazza alzò la testa dai libri e veloce come un serpente afferrò il suo arco. Medom non può essere già a casa. Pensò. Altri rumori confusi. La ragazza sentiva il battito frenetico del suo cuore accelerare. Passi. Poi voci fredde in lontananza. Stava già incoccando la sua prima freccia quando udì quel rumore inconfondibile di spade sguainate. Rumore di morte. La porta della sua stanza si frantumò in una pioggia di schegge. Aras non ebbe il tempo di focalizzare la sua attenzione sull'uomo dalla tunica rossa, che aveva già scoccato la prima freccia la quale perforò la mano dello sconosciuto disarmandolo. L'assalitore si accasciò a terra gemendo per il dolore. La ragazza rivolse lo sguardo verso la porta frantumata. Bene.
Si disse. Ne mancavano ancora due.

ENRICO’93

I due uomini restarono allibiti alla vista del loro compagno ormai privo di vita.
Con rabbia si lanciarono insieme contro Aras.
quest'ultima fece appena in tempo a prendere una freccia ,che i due gli furono addosso.
Il primo andò a colpo sicuro, credende che per la ragazza non ci fosse più nulla da fare, ma non fu così.
Aras,mentre l'uomo stava per affondarle la spada in petto, le conficco la freccia all'altezza dello stomaco..dovette premere con forza per fa si che l'uomo finalmente cedesse e si accasciasse al suolo,poco lontano dal suo compagno..
l'ultimo aggessore non ci vedette più dalla rabbia.
corse contro la ragazza urlando..lei ormai era a terra priva di speranza..chiuse gli occhi aspettando il colpo di grazia..è finita..

ma il colpo non arrivo.
ci fu solo un forte rumore..niet'altro..Aras apri gli occhi e vide l'ultimo uomo steso al suolo,con un grosso taglio alla gola che sgorgava ancora sangue..Medom era in piedi sull'uscio della porta.Fra le mani un pugnale pieno di sangue.


ROBYO

Yoz sudava nel suo ufficio. Si chiedeva perchè dovesse portare quella tunica scarlatta anche in privato. Ma il Sommo aveva detto così e lui non poteva far altro che obbedire. Sbuffò rumorosamente. Grazie al suo udito allenato sentì dei passi veloci oltre la pesante porta di legno della stanza. Un giovane spalancò la porta e si inginocchio di fronte al generale Yoz. Portava una tunica bordò e aveva il fiatone. Un altro di quei messaggeri improvvisati. Pensò il generale. "Perchè sei qui, ragazzo?" Sapeva già la risposta. Ma voleva concedere qualche attimo ancora al ragazzo. "La missione, Signore...non è andata a buon fine." Il generale lo aveva immaginato e adesso ne aveva la conferma. "E il drago?" Voleva togliersi ogni dubbio. "Morto, Signore. Come il resto della squadra." Medom è ancora in grado di uccidere draghi. Sul viso del generale si disegnò un sorriso maligno. "Vieni qui, ragazzo.". Il giovane si alzò e si avvicinò cauto al suo generale. Il tempo di alzare lo sguardo. Il cuore del giovane venne trafitto da una spada corta. Il sangue del ragazzo esanime schizzò sul viso del generale e si andò a confondere sui suoi lunghi capelli rossi. "Scusa ragazzo, questioni di sicurezza." Il volto del generale si indurì. "E la prossima volta impara a bussare..." Dalla camera del generale risuonò una risata da far accapponare la pelle. Il mostro si era risvegliato...

.!NIHAL!.

La ragazza rimase immobile fissando quella lama metallica macchiata dal sangue dell'uomo morto a terra. Poi si riscosse e raccolse tutto il coraggio che aveva nelle membra: doveva difendersi o Medom l'avrebbe catturata. Agile come una gazzella si piegò a terra riuscendo ad afferrare l'arma del soldato esamine. Alzò la testa per esaminare meglio la stanza e potersi muovere con più precisione. Poi decise: era il mometo di scattare. Fece un balzo atterrando a pochi piedi da Medom e comiciò a combattere con tutta l'audacia che possedeva nel corpo, come se a comandarla fosse una forza estranea e non più lei stessa: una bestia che bruciava nel petto, che cercava la forza per uscire allo scoperto. Aras affondava ogni momento, senza precisione o tecnica, voleva solo sfogarsi su quel mostro. Dall'altra parte Medom si muoveva con sinuosità, cogliendo ogni attimo di debolezza della ragazza, per poi affondare e ferire l'avversaria. Lui sì che aveva stile, si poteva riconoscere l'esperienza e gli anni di duro lavoro a cui era stato sottoposto dal padre, per il puro scopo di soddisfarre i propri desideri di vendetta attraverso il figlio. Almeno sono serviti a qualcosa, si ritrovava a pensare ogni volta che si trovava in mano un'arma e davanti a se una creatura da annientare. Povera sciocca, non hai l'arco nelle mani...sei spacciata. Già, Aras non aveva quell'oggetto così importante nella sua vita, quello che aveva colmato i momenti di vuoti o di tristezza della ragazza. Poteva bastare una sola distrazione da parte del nemico e lei avrebbe avuto il coltello dalla parte del manico. Ma non riusciva ad evitare quegli affondi così perfetti nella loro natura e purtroppo di ferire Medom non se ne parlava proprio. Troppo agile. Troppo veloce. Troppo tutto...

RYUK95

Affondo, parata. Affondo, parata. Inutile, Aras non ce la faceva. Medom, al contrario, teneva un ritmo serrato che prevedeva solo di ferire l'avversario, era come intento in una danza davanti alla ragazza, quasi la volesse prendere in giro. Non era però una presa in giro, poichè Aras si trovò presto in angolino, disarmata. A quel punto Medom fece una cosa che mai potè immaginare. Prima leccò la lama, mentre col pensiero recitava una formula, poi diventò paonazzo: non di rabbia, semmai di concentrazione. Cominciava a gettare vapore dalle narici. Chissà perchè, ma Aras paragonò il vapore al fumo di un drago, il cui colore (rosso scarlatto) cominciava a diffondersi per il corpo: le mani, da pallide di freddo com'erano prima, diventarono inizialmente rosa pesca, arancione, rosso. La sua spada si fuse, a causa dell'incantesimo, ed andò a collocarsi sulle unghia delle mani, dei piedi e a formare una coda artificiale. Medom, anzi, quell'essere strano senza più coscienza, passò ad una posizione quadrupede, lanciò un urlo disumano e cominciò ad avvicinarsi alla povera Aras, ormai in ginocchio a causa della paura. Ella però sentì un tepore quasi impercettibile alla sua sinistra: si ricordò del camino ancora acceso, e prese la verga per muovere la legna, che era rimasta (per sua fortuna) nel camino. Colse il giusto momento, prese il bastone (l'estremità non era bollente) e cercò di infilzare la bestia: mira perfetta, la vetrga si infilò nell'occhio provocando(almeno, questo sperava aras) un trauma cranico al nemico. Invece, si sciolse e colò sugli arti e sulla coda, unendosi alle parti artificiali che Medom avev precedentemente creato con la magia dalla sua spada....

ROBYO

Medom percorreva la strada verso casa tranquillo.Il tempo di girare l'angolo e vide la finestra della stanza di Aras frantumarsi colpita da un'improvvisa fiammata. No! Non può essere vero. Sguainò il suo spadone e si precipitò verso la casa come una saetta. Trovò la porta spalancata. Dal piano di sopra si sentivano urla, prima di terrore, poi di disperazione. "Aras!".
L'uomo salì veloce le scale ed entrò nella stanza. La scena che vide fu agghiacciante. Tre cadaveri sul pavimento, sangue d'appertutto. Aras era ranicchiata in un angolo terrorizzata. Alzò lo sguardo e rimase allibbito. In piedi, accanto al camino ancora acceso, c'era un'altra Aras. Il suoi occhi rossi e la gola tagliata. Medom si concentrò. Radunò tutta la sua energia magica e l'illussione svanì. Al posto della Aras con gli occhi rossi si trovava una specie di drago in miniatura. L'uomo non perse tempo. Si lanciò contro il drago e lo colpì ad una spalla con il possente spadone. Il drago fece un balzo all'indietro e tirò una potente fiammata contro l'uomo. Il fuoco si scontrò contro una lastra di ghiaccio apparsa dal nulla davanti all'uomo. Il drago scattò in avanti e addentò il braccio con cui Medom reggeva lo spadone che, inevitabilmente, cadde a terra. Il drago sovrastava Medom con tutta la sua mole e si preparò ad addentargli il collo. Medom piegò la gambe e le distese con forza sullo stomaco dell'animale il quale venne sbalzato via con facilità. Il drago non ebbe il tempo di rialzarsi. Dalle dita di Medom partirono scariche elettriche. Il cuore del drago cesso di battere.
Non pensavo di essere ancora in grado di farlo. Medom volse la sua attenzione su Aras ancora ranicchiata in un angolo. Le si avvicinò cauto. Alla vista dell'uomo Aras cacciò un urlo. Medom l'abbraccciò con forza. Aras cercava di divincolarsi ma lui la tenne stretta fra le sue braccia. "Qualunque cosa tu abbia visto, era solo un'illusione. Adesso ci sono io qui. Sei al sicuro." Aras iniziò a piangere sommessamente.
Un Drago della paura. Pensavo si fossero estiniti. Lo sguardo di Medom era perplesso, ma al tempo stesso furioso. Yoz era ritornato.

ENRICO’93

Aras e Medom si sedettero..erano ancora provati dall'aggressione, soprattutto la ragazza,ma Medom aveva insistito perchè parlassero adesso. Non potevano rimandare,non più.Lui aveva cercato di allontanarla da sè ma..ogni volta che la guardava negli occhi..quegli occhi di un blu così profondo e scuro..
"Chi erano quegli uomini ?" fu lei a interrompere il filo dei suoi pensieri..
"Ti avevo detto ce restando con me avresti corso un grave pericolo.."
"si ma non pensavo..insomma..volevano uccidermi,avresti dovuto.."
"Non potevo..era meglio per te che ne restassi all'oscuro.."
"è meglio che cominci dal principio.."

FINE

dovrete continuare da qui spero di non aver combinato guai!! [SM=g6424]
buon proseguimento! [SM=g6392]
________________________
"Per una curiosa inclinazione dello spirito che talvolta rasentava la follia, J.K. non ebbe nella sua esistenza aspirazione diversa da quella di mutare in musica la propria vita. In altre parole, la sua anima era una partitura incompiuta che egli penetrava giorno dopo giorno con sempre più genio."
Il Violino Nero

"Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."

VIVA L'OTTO DI SPADE
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24/11/2009 19:26
 
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Posto un pezzo scritto da: .!Nihal!.
lei non ha potuto postarlo a causa di vari problemi...
RIPETO: questo pezzo è stato scritto da .!Nihal!.


Medom si alzò dirigendosi verso il borsone che aveva gettato a terra poco prima, preso dal panico.
Lo aprì con cautela ed estrasse un libro, un enorme libro: di color rosso sangue, sembrava di pelle, ed era stato rilegato con molta cura. Lo appoggiò con fatica sul tavolo e Aras notò subito l'immagine nella copertina: un pugnale, un drago che si contorceva attorno ad esso e una figura nera, con un mantello scarlatto.
All'altezza del petto era cucita una scritta: Yoz.
Aras rimase ancora per un istante immobile davanti al quel nome che gli risuonava nella testa. Non sapeva come o perchè, ma lo conosceva o almeno poteva farsi un'immagine di questo personaggio così ambiguo.
Medom si fece coraggio, come se aprire quel volume fosse un'azione enormemente pericolosa. Aprì. Scritte a caratteri minuscoli andavano a dipingere di nero quei fogli bianchi ed estremamente sottili. Aras non potè fare a meno di avvicinarsi: era curiosa. Per soddisfare questa sua voglia di sapere, Medom cominciò a raccontare, conosceva quella storia a mena dito. Sfogliando le pagine esordì: "Questo volume che vedi racchiude la storia di un mostro e dei suoi antenati. Però c'è anche la mia, di quello che sono stato e sarò per sempre...

Era una notte senza luna, fredda e nessun rumore per le strade a rompere quel silenzio infinitamente pesante. Solo un gemito, quello di un bambino. La madre aveva appena partorito e purtroppo era in fin di vita a causa di complicazioni durante il parto. Il padre non era disperato per la donna, tutt'altro: stava davanti al bambino, una mano tesa verso il piccolo e nell'altra un libro di incantesimi. Un ghigno disegnato sul suo volto. Cominciò a mormorare una cantilena e una luce verde si disperse per la casa, andando ad illuminare anche gli angoli più nascosti. Ma era verso il bambino che era più luminescente, viva. C'era un obbiettivo dietro a tutto questo: dare la gloria al proprio figlio, nel bene e nel male. Avrebbe avuto la possibilità di dominare il mondo, un nuovo mondo, nato dal sangue da lui sparso. Avrebbe condannato il bene e consacrato il male. Sarebbe diventato un mago possente e sarebbe finalmente riuscito nell'esperimento in cui l'uomo aveva fallito: i Draghi della Paura, macchine da guerra invincibili. Sì, Yoz ce l'avrebbe fatta.

Dall'altra parte della terra una giovane donna stava cullando il figlio con amore. Il marito ruppe il silenzio nella stanza aprendo la porta.
"E' il momento?"
"Sì, direi di si." Afferrò il neonato così da far riposare la donna. Andò nell'altra stanza e lo adagiò su un lenzuolo.
Prese in mano il libro, lo aprì. Cominciò. La cantilena che usciva dalle sue labbra era quasi rilassante. Una luce verde illuminò la stanza e qualsiasi cosa si trovasse al suo interno, prima fra tutte il piccolo nella culla. Era tranquillo, come se il lampo verde avesse il potere di calmarlo. Il padre sudava, tremava, non riusciva a mascherare le emozioni che provava: finalmente il suo desiderio di salvezza si sarebbe avverato, grazie al figlio...avrebbe sconfitto il male, mai più sangue, cadaveri e guerre...solo pace. Sì, Medom ce l'avrebbe fatta.


________________________
"Per una curiosa inclinazione dello spirito che talvolta rasentava la follia, J.K. non ebbe nella sua esistenza aspirazione diversa da quella di mutare in musica la propria vita. In altre parole, la sua anima era una partitura incompiuta che egli penetrava giorno dopo giorno con sempre più genio."
Il Violino Nero

"Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."

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25/11/2009 18:52
 
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Re:
Robyo, 24/11/2009 19.26:

Posto un pezzo scritto da: .!Nihal!.
lei non ha potuto postarlo a causa di vari problemi...
RIPETO: questo pezzo è stato scritto da .!Nihal!.


Medom si alzò dirigendosi verso il borsone che aveva gettato a terra poco prima, preso dal panico.
Lo aprì con cautela ed estrasse un libro, un enorme libro: di color rosso sangue, sembrava di pelle, ed era stato rilegato con molta cura. Lo appoggiò con fatica sul tavolo e Aras notò subito l'immagine nella copertina: un pugnale, un drago che si contorceva attorno ad esso e una figura nera, con un mantello scarlatto.
All'altezza del petto era cucita una scritta: Yoz.
Aras rimase ancora per un istante immobile davanti al quel nome che gli risuonava nella testa. Non sapeva come o perchè, ma lo conosceva o almeno poteva farsi un'immagine di questo personaggio così ambiguo.
Medom si fece coraggio, come se aprire quel volume fosse un'azione enormemente pericolosa. Aprì. Scritte a caratteri minuscoli andavano a dipingere di nero quei fogli bianchi ed estremamente sottili. Aras non potè fare a meno di avvicinarsi: era curiosa. Per soddisfare questa sua voglia di sapere, Medom cominciò a raccontare, conosceva quella storia a mena dito. Sfogliando le pagine esordì: "Questo volume che vedi racchiude la storia di un mostro e dei suoi antenati. Però c'è anche la mia, di quello che sono stato e sarò per sempre...

Era una notte senza luna, fredda e nessun rumore per le strade a rompere quel silenzio infinitamente pesante. Solo un gemito, quello di un bambino. La madre aveva appena partorito e purtroppo era in fin di vita a causa di complicazioni durante il parto. Il padre non era disperato per la donna, tutt'altro: stava davanti al bambino, una mano tesa verso il piccolo e nell'altra un libro di incantesimi. Un ghigno disegnato sul suo volto. Cominciò a mormorare una cantilena e una luce verde si disperse per la casa, andando ad illuminare anche gli angoli più nascosti. Ma era verso il bambino che era più luminescente, viva. C'era un obbiettivo dietro a tutto questo: dare la gloria al proprio figlio, nel bene e nel male. Avrebbe avuto la possibilità di dominare il mondo, un nuovo mondo, nato dal sangue da lui sparso. Avrebbe condannato il bene e consacrato il male. Sarebbe diventato un mago possente e sarebbe finalmente riuscito nell'esperimento in cui l'uomo aveva fallito: i Draghi della Paura, macchine da guerra invincibili. Sì, Yoz ce l'avrebbe fatta.

Dall'altra parte della terra una giovane donna stava cullando il figlio con amore. Il marito ruppe il silenzio nella stanza aprendo la porta.
"E' il momento?"
"Sì, direi di si." Afferrò il neonato così da far riposare la donna. Andò nell'altra stanza e lo adagiò su un lenzuolo.
Prese in mano il libro, lo aprì. Cominciò. La cantilena che usciva dalle sue labbra era quasi rilassante. Una luce verde illuminò la stanza e qualsiasi cosa si trovasse al suo interno, prima fra tutte il piccolo nella culla. Era tranquillo, come se il lampo verde avesse il potere di calmarlo. Il padre sudava, tremava, non riusciva a mascherare le emozioni che provava: finalmente il suo desiderio di salvezza si sarebbe avverato, grazie al figlio...avrebbe sconfitto il male, mai più sangue, cadaveri e guerre...solo pace. Sì, Medom ce l'avrebbe fatta.





fantastico!
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“Dai un appuntamento ad una ragazza che legge. Dai un appuntamento ad una ragazza che spende il suo denaro in libri anziché in vestiti. Lei ha problemi di spazio nell’armadio perché ha troppi libri. Dai un appuntamento ad una ragazza che ha una lista di libri che vuole leggere, che ha la tessera della biblioteca da quando aveva dodici anni.
Trova una ragazza che legge. Saprai che lo fa perché avrà sempre un libro ancora da leggere nella sua borsa. E’ quella che guarda amorevolmente sugli scaffali di una libreria, quella che tranquillamente emette un gridolino quando trova il libro che vuole. La vedi odorare stranamente le pagine di un vecchio libro in un negozio di libri di seconda mano? Questo è il lettore. Non può resistere dall’odorare le pagine, specialmente quando sono gialle.
Lei è la ragazza che legge mentre aspetta in quel caffè sulla strada. Se dai una sbirciatina alla sua tazza, la sua panna non proprio fresca galleggia in superficie perché lei è già assorta. Persa nel mondo dell’autore. Siediti. Potrebbe darti un’occhiataccia, poichè la maggior parte delle ragazze che leggono non amano essere interrotte. Chiedile se le piace il libro.
Offrile un’altra tazza di caffè.
Falle sapere ciò che tu davvero pensi di Murakami. Vedi se sta leggendo il primo capitolo di Fellowship. Cerca di capire che se dice che ha compreso l’Ulisse di Joyce, lo sta solo dicendo perché suona intelligente. Chiedile se ama Alice o se vorrebbe essere Alice.
E’ semplice dare un appuntamento ad una ragazza che legge. Regalale libri per il suo compleanno, per Natale e gli anniversari. Falle il dono delle parole, in poesia, in musica. Regalale Neruda, Pound, Sexton, Cummings. Falle sapere che tu comprendi che le parole sono amore. Capisci che lei sa la differenza che c’è fra i libri e la realtà ma che per dio, lei sta cercando di rendere la sua vita un poco simile al suo libro preferito. Se lo fa, non sarà mai colpa tua.
Ha bisogno di essere stuzzicata in qualche modo.
Mentile. Se comprende la sintassi, capirà che hai la necessità di mentirle. Oltre le parole, ci sono altre cose: motivazione, valore, sfumature, dialogo. Non sarà la fine del mondo.
Deludila. Perchè una ragazza che legge sa che il fallimento conduce sempre al culmine. Perché le ragazze come lei sanno che tutto è destinato a finire. Che tu puoi sempre scrivere un seguito. Che puoi iniziare ancora e ancora ed essere nuovamente l’eroe. Che nella vita si possono incontrare una o più persone negative.
Perché essere spaventati da tutto ciò che tu non sei? Le ragazze che leggono comprendono che le persone, come i caratteri, si evolvono. Eccetto che nella serie di Twilight.
Se trovi una ragazza che legge, tienitela stretta. Quando la trovi alle due di notte stringere un libro al petto e piangere, falle una tazza di the e abbracciala. Potresti perderla per un paio d’ore ma tornerà sempre da te. Lei parla come se i personaggi del libro fossero reali perché, per un po’, lo sono sempre.
Chiedile la mano su una mongolfiera. O durante un concerto rock. O molto casualmente la prossima volta che lei sarà malata. Mentre guardate Skype.
Le sorriderai apertamente e ti domanderai perché il tuo cuore ancora non si sia infiammato ed esploso nel petto. Scriverete la storia delle vostre vite, avrete bambini con strani nomi e gusti persino più bizzarri. Lei insegnerà ai bimbi ad amare Il Gatto e il Cappello Matto e Aslan, forse nello stesso giorno. Camminerete insieme attraverso gli inverni della vostra vecchiaia e lei reciterà Keats sottovoce , mentre tu scrollerai la neve dai tuoi stivali.
Dai un appuntamento ad una ragazza che legge perché te lo meriti. Ti meriti una ragazza che possa darti la più variopinta vita immaginabile. Se tu puoi solo darle monotonia, e ore stantie e proposte a metà, allora è meglio tu stia da solo. Se vuoi il mondo e i mondi oltre ad esso, dai un appuntamento ad una ragazza che legge.
O, ancora meglio, dai un appuntamento ad una ragazza che scrive” -Rosemarie Urquico.
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25/11/2009 21:32
 
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Re: Re:
giovane lettrice, 25/11/2009 18.52:



fantastico!




concordo!! brava sara!!! [SM=g6423]

» Tutto è uno e uno è tutto. Ogni cosa inizia e finisce nella belezza della natura.
Tutti gli esseri del mondo sono parte del grande corpo del creato.


« La paura è un'amica pericolosa:devi imparare a controllarla, ad ascoltare quello che ti dice.
Se ci riesci, ti aiuterà a fare bene il tuo dovere.
Se lasci che sia le a dominarti, ti porterà alla fossa.»
Nihal guardò Ido: quel tipo le piaceva, anche se non sempre riusciva a capire cosa intendeva dire.

» Le 6 'verità' della vita:
1) Non puoi toccare tutti i tuoi denti con la lingua;
2) Tutti i deficienti, dopo aver letto la prima 'verità', la provano;
3) La prima 'verità' è una bugia;
4) Ora stai sorridendo perchè tu sei un deficiente;
5) Metterai questo testo subito nella tua firma per farlo leggere a un altro idiota;
6) Ora c'è uno stupido sorriso sulla tua faccia


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26/11/2009 13:15
 
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oh grazio!! ma non mi merito tutti questi complimenti!! comunque finiamola qui sennò siamo OT...ho fatto anche la rima!

p.s: se c'è qualcosa che non vi torna o che volete cambiare ditelo sul topic "accademia" nella sezione dei cavalieri...okko!

**************************************************
MA VAFFANCULO!




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27/11/2009 19:30
 
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Aras rimase in un ostinato silenzio. Solo dopo alcuni minuti si decise a parlare. "Cosa c'entra tutto questo con me? E quegli uomini? E il drago?" La ragazza fu interrotta da Medom. "Aras, ti ricordi di Lunem, vero?" Alla ragazza tornò in mente l'uomo con cui aveva vissuto fino a due anni fa. Non era cresciuta bene con quell'uomo. La faceva lavorare come una schiava. La sua unica consolazione era il suo amato arco. Lunem era comunque il suo tutore e col tempo aveva imparato ad apprezzarlo. "Due anni fa guidai l'esercito del Re Amiragh alla conquista delle Rovine del sud." Continuò Medom. "Sul nostro percorso incontrammo il tuo villaggio. Vi liberammo dalla tirannia dei Popoli del sud." Gli occhi dell'uomo si fecero scuri a causa dei tristi ricordi. "Quando ti trovai ebbi pietà di te e ti portai con me. Il gesto mi costò caro, ma ero sicuro di aver fatto la cosa giusta." Il suo voltò si indurì. "Quando vidi il tuo arco non volevo crederci. Era un arco appartenente alla dinastia dei Selkar. Avrei dovuto ucciderti." Aras strabuzzò gli occhi. “Avresti…avresti dovuto uccidermi?” balbettò. “Che significa che il mio arco appartiene a una dinastia? Cosa sta succedendo, Medom?”. Aras era sempre più confusa. “La dinastia Selkar e la dinastia Zahil sono le due potenze che, cento anni fa, si fronteggiarono per il dominio di Ahln, la nostra terra.” Aras ne aveva sentito parlare. La Guerra delle famiglie la chiamavano. Ma non riusciva a capire come tutto questo potesse riguardarla. “Dopo la Guerra delle famiglie le due dinastie erano quasi del tutto scomparse. Solo due bambini si salvarono. Io sono l’ultimo figlio dei Zahil. Yoz l’ultimo figlio dei Selkar. Entrambi i nostri padri ci imposero dei potenti incantesimi. E’ grazie ad esso che sono diventato quel che sono. Io e Yoz siamo stati destinati a combatterci per l’eternità. E così facemmo. Ci fronteggiammo per cinquanta anni. Ma i nostri poteri sono pari, capisci?” Medom raccontava tutto con grande amarezza. “Dieci anni fa uccisi Yoz. O almeno lo credetti morto per lungo tempo. Poi ti ho incontrata. Ho visto il tuo arco. Ti ho portata con me per proteggerti.” Aras continuava a non capire. Medom la prese per le spalle. “Aras, tu sei l’ultima figlia dei Selkar. Non so come tu sia imparentata con Yoz, ma di una cosa sono certo, lui ti rivuole con se. L’attacco del drago è stata la prova definitiva.” Aras, una ragazza di sedici anni come tante altre, con una vita parca di avventure, si ritrovò catapultata in un mondo nuovo, in cui l’incertezza regnava sovrana. Non disse niente. Si buttò al collo di Medom. Di una cosa era certa: Medom non le avrebbe mai fatto del male. Non contavano le dinastie. Medom era per lei tutto e non se ne sarebbe mai separata. La ragazza, sfinita per il combattimento appoggiò la testa sul petto dell’uomo, che incominciò ad accarezzare la sua chioma rossa. Senza rendersene conto, Aras si addormento nelle braccia di Medom.
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"Per una curiosa inclinazione dello spirito che talvolta rasentava la follia, J.K. non ebbe nella sua esistenza aspirazione diversa da quella di mutare in musica la propria vita. In altre parole, la sua anima era una partitura incompiuta che egli penetrava giorno dopo giorno con sempre più genio."
Il Violino Nero

"Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."

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30/11/2009 20:18
 
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********************
Yoz era chiuso nel suo studio..ormai sarà stata la decima volta che lo percorreva in tutta la sua grandezza..odiava l'indecisione , ma la situazione richiedeva la massima lucidità.
"Esmar sarebbe l'uomo perfetto per l'occasione..è l'unico che sia mai riuscito a mettermi i bastoni fra le ruote perciò con Medom potrebbe..ma dopo l'ultimo diverbio.."
Destra, sinistra. Avanti , indietro..
"ma i suoi servigi costano caro..sarà difficile riuscire a convincerlo a tornare in affari..ma..non mi resta che tentare.."

Si. Aveva deciso

"MAREK !!!!"
L'urlo squarciò il silenzio dello studio e del corridoio adiacente.
"Si mio signore ." Una guardia entrò prostrandosi al suo superiore, con l'espressione di chi è abituato ad interruzioni del genere.
"Fai preparare il mio drago è le mie due guardie scelte. Parto per la dimora di Esmar.." all'udire di quel nome la guardia ebbe un sussulto "..si,di Esmar..partiremo domani all'alba."

La guardia, indietreggiando e chinando il capo, uscì,lasciano Yoz ai preparativi per il viaggio.


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01/12/2009 14:01
 
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Ecco qua il mio contributo alla storia di Aras [SM=g6395] !

Un raggio di sole la colpi dipingendo le tenebre del sonno di rosso.
Aras si ritrovò nel suo letto tutta vestita e i ricordi della sera prima le diedero qualche secondo di tregua prima di riaffiorare chiari e terribili.
Si sollevò sui gomiti e vide Medom seduto alla sua scrivania con la testa fra le mani. Le molle del letto si lamentarono e l’uomo si voltò rivolgendole un sorriso stanco e tirato. Passo qualche minuto di silenzio mentre i due si fissavano intensamente, ma senza vedersi veramente; finche Aras abbasso lo sguardo e si rabbuio- Come hai potuto? Come hai potuto nascondermi la mia e la tua identità?
-Credimi, Aras , l’ho fatto per il tuo bene, credevo veramente che Yoz fosse scondito, ch stupido sono stato. Credevo fosse inutile raccontarti questa orribile storia!- abbassò lo sguardo –Credevo che finalmente sarei invecchiato in pace!
Aras riflettè un momento sulle sue parole.
L’ha fatto per il miobene.
Poi disse fissandolo preoccupata – E ora cosa devo fare?
Medom le sorrise e disse risoluto – Ora devi scegliere; se vuoi unirti a Yoz io non ti fermerò, ma se scegli questa strada sta molto attenta, Yoz non ti rivuole perché gli manca la famiglia, sicuramente ha terribili progetti su di te. Ma se questa e la tua decisione, và . Se invece non vuoi congiungerti al tuo antico parente, sarò pronto a difenderti. Sappi, però, che sarà dura ; Yoz farà di tutto per averti, non è tipo che si arrende tanto facilmente. Metterà in campo tutte le sue armi migliori e di certo non basteranno le tue frecce spuntate a fermarle.
Aras abbasso lo sguardo. Osservò la piccola stanza. I cadaveri erano stati portati via e il sangue ripulito, come se non fosse successo niente.
Sì, quanto avrebbe voluto che non fosse successo niente, quanto desiderava cancellare quei brutti ricordi e continuare a vivere tranquillante con Medom , ritornare alla vita di sempre per preoccuparsi delle piccole cose. Infondo aveva solo sedici anni, non era pronta per tutto questo. Non sarebbe riuscita a sopportarlo. Ma di una cosa era sicura: non avrebbe lasciato Medom per nessuna ragione al mondo, anche se questo avrebbe implicato correre rischi enormi.
-Resto con te!- disse tutto d’un fiato.
-E così sia. - le rispose lui. Poi si rivolse di nuovo alla scrivania dove era stesa una vecchia mappa di Ahln. Lei si alzò dal letto e lo affiancò.
– Ora che Yoz sa dove sei è molto pericoloso restare in questa regione.
Certamente ci troverà prima o poi; l’unica cosa che possiamo fare è prendere tempo, far si che ciò accada il più tardi possibile. Percorreremo la regione di Ḗstender, attraverso le Zone Aride. Supereremo il grande fiume Delmon per poi entrare nella regione di Gionfed. Arrivati qui – Indicò i monti Vermedi –Ci uniremo al popolo dei Felchidi, il re Zelder sarà felicissimo di accoglierci.
-I Falchidi? Chi sono? Sono umani?
-No e sì. E’ un miscuglio indecifrabile di razze, certamente hanno anche un ramo umano. Sono i più buoni maghi e spadaccini di queste terre. I migliori per il tuo addestramento.
-Il mio addestramento?
- Certo! un arco non basterà a fermare Yoz .- Fece una pausa poi tornò a guardare Aras negli occhi – Sarà un viaggio lungo e difficile, ci vorranno almeno due lune per arrivare ai monti Vermedi e devi essere forte. E soprattutto devi fidarti di me, anche quando sembrerà assurdo quello che dico. Tu devi fidarti di me.

Ps: scusate, forse mi sono dilungata un po’ troppo [SM=g6424] !
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Cliccate sulle mie uova!!



...And here we are. We're the princes of the universe
Here we belong, Fighting for survival
We've come to be the rules of your world
I am immortal. I have inside me blood of kings
I have no rival. No man can be my equal
Take me to the future of your world...

Princes of the univers - Queen


Ognuno è fabbro delle sue sconfitte, ognuno merita il suo destino...

Francesco de Gregori - Vai in Africa Celestino


Chi ignora che il più grande incitamento al male è la speranza di non essere puniti? (Cicerone)

Andrea la Ghersha
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03/12/2009 18:50
 
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La partenza fu programmata per la fine della settimana. Medom avrebbe voluto partire prima ma Aras voleva restare ancora un po’ in quel villaggio in cui aveva vissuto gli ultimi due anni della sua vita. Voleva salutare tutti i suoi conoscenti. Medom li avrebbe chiamati amici, ma per Aras erano solo concittadini. Non ho veri amici. Pensò. In quel momento si ricordò di Brem. Come aveva potuto dimenticarsene! Prese una mela dalla dispensa, raccolse il suo arco e si precipitò verso l’esterno. Attraversò il villaggio in fretta e si fermò solo quando scorse il limitare del bosco. Si incamminò sicura verso il sentiero che sapeva. Dopo alcuni metri si fermò e si sedette accanto ad un albero. Fischiò forte e urlò a squarciagola il nome del suo unico amico: “Brem! Sono qui!”. Non dovette aspettare molto. Dal folto del bosco comparvero prima due orecchie spalancate, poi il corpo di un immenso lupo nero. Se qualcuno avesse visto la scena da lontano, avrebbe di certo pensato ad una ragazzina impaurita alla mercè di un lupo affamato. Il lupo, invece, le si avvicinò piano e prese a leccare il viso della ragazza. Aras rise, e abbracciò con foga l’enorme animale. Il lupo era alto il doppio di Aras in piedi. La ragazza notò i primi peli bianchi sul viso e sul collo dell’animale. Erano verso fine autunno: il lupo stava cambiando. La prima volta che se ne accorse Aras restò allibita da quella stranezza della natura. Per tutto l’anno il lupo manteneva la sua folta pelliccia nera, ma durante l’inverno essa diventava di un bianco accecante come la neve. Aras aveva sempre pensato che Brem non fosse un lupo normale date le sue dimensioni spropositate e, quando esso aveva cambiato colore per la prima volta, ne ebbe la conferma. La ragazza passò l’intero pomeriggio con l’animale. Si divertiva con lui. Lo cavalcava come fosse un cavallo e si allenava con l’arco mentre il lupo correva veloce. Alla fine si ritrovarono tutti e due sfiniti e stesi sull’erba fresca. Solo allora Aras ripensò al suo viaggio. Non poteva separarsi da Brem, non voleva. Il lupo era stato il suo unico amico a lungo, l’unica persona con cui potesse parlare liberamente, sfogarsi. Si, Aras considerava il lupo come una persona e non voleva separarsene. L’ora di cena arrivò presto. La ragazza si ripromise di parlarne con Medom. Aveva ancora tre giorni prima della partenza, ma quando tornò a casa non riuscì a proferire parola con l’uomo e la cena si consumò nel silenzio più assoluto. Passò una notte insonne, tormentata da quella confessione da fare al suo tutore. Il giorno seguente passò poche ore col lupo e non trovò il coraggio di parlare con Medom. I due giorni successivi si svolsero identici al primo, senza che Aras dicesse niente. Il giorno della partenza arrivò troppo in fretta. Mentre Medom preparava tutto il necessario Aras prese una decisione: non avrebbe detto nulla a Medom di Brem, il lupo l’avrebbe accompagnata di nascosto, tenendosi a debita distanza dall’uomo.
La ragazza uscì dalla casa calma e aspettò Medom. I due si incamminarono verso il bosco.
Su un sentiero roccioso, diretti verso un posto leggendario, camminavano insieme l’Ultima figlia dei Selkar e l’Ultimo figlio dei Zahil. A pochi passi da loro, nascosto tra gli alberi, un enorme lupo nero vegliava sui due viaggiatori, silenzioso come la notte.
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"Per una curiosa inclinazione dello spirito che talvolta rasentava la follia, J.K. non ebbe nella sua esistenza aspirazione diversa da quella di mutare in musica la propria vita. In altre parole, la sua anima era una partitura incompiuta che egli penetrava giorno dopo giorno con sempre più genio."
Il Violino Nero

"Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."

VIVA L'OTTO DI SPADE
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27/12/2009 17:58
 
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Yoz scese dalla carrozza e si guardò intorno, solo due volte era sceso nei bassifondi della città e non era cambiato molto dall'ultima volta che era stato laggiù: le case erano ammassate l'una sull'altra le vie erano strette e si sentiva un'adore maleodorante.
Yoz arricciò il naso,io il signore di Altair e presto dominatore del mondo intero deve abbassarsi a scendere nei bassifondi per trattare con quello stupido di Esmar!!.pensò amaramente Yoz.
"mi scusi signore..."
Yoz si voltò verso Marek.
"Cosa vuoi?."Rispose brusco Yoz.
"Dove dobbiamo andare per arrivare da Esmar?"
"Tu rimani qui,devo andare da solo."
Detto questo Yoz si avviò ed entrò in un vicolo,era stretto,lui ci passava a stento arrivo alla fine del vicolo e si ritrovò in uno spiazzo dove al centro c'era la una statua di un cavaliere che brandiva nella destra una spada e nella sinistra un libro, fu proprio questo particolare ad attirare l'attenzione di Yoz,si avvicinò alla statua per guardare meglio il libro.
"Esmar,sei arrivato vedo."disse Yoz.
Da dietro la statua apparve un uomo aveva i capelli neri come la notte una barba ancch'essa nera folta e due occhi azzurri freddi come il ghiaccio, non c'erandubbi era proprio Esmar.
"Spero che tu abbia un buon motivo per venire a disturbarmi."disse Esmar,avanzò verso Yoz e poi agginse:"Sopratutto dopo l'ultima volta."
"Ho dei buoni motivi per venire da te"
"Ti ascolto allora."
"Ho scoperto, che non sono l'ultimo dei Selkar..."
Lo sguardo di Esmar si fece più attento.
"ma questo non mi sembra un luogo adatto per parlarne..."continuò Yoz"perchè non mi porti nella tua dimora e continuamo a parlarne là?"
"certo,seguimi."
E i due si avviarono nella notte come due ombre che si muovono nell' oscurità per riuscire a portar via quel poco di luce che rimane al mondo.
[Modificato da barby94 27/12/2009 17:58]



in the town where i was born, lived a man who sailed to sea
And he told us of his life, in the land of submarine
So we sailed up to the sun til we found the sea of green
And we lived beneath the waves in on yellow submarine.
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
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